La cerealicoltura con l’AOR: annata 2015-2016
L’annata agraria 2015-16 si sta rivelando molto importante per le aziende cerealicole che con varie modalità e tecniche differenti applicano l’Agricoltura Organica e Rigenerativa.
Tra prove e sperimentali e metodi di coltivazione ben affermati, stanno emergendo esperienze significative, soprattutto nel Centro-Sud.
L’azienda Le Mezzelune di Pievebovigliana (MC), ha messo a coltura circa 8 ettari di frumenti nelle parcelle sistemate con il Disegno Keyline, che nel corso degli anni ha confermato la sua efficacia contenendo al massimo l’erosione superficiale ed evitando ristagni idrici. Le diverse particelle sono state seminate con farro dicocco, farro spelta, frumento tenero Gentil Rosso e frumento duro Saragolla. Un’altro appezzamento separato, di circa 3 ettari, è stato seminato con frumento duro Senatore Cappelli.
In provincia di Rieti, a Ponzano di Cittaducale, continua il grande lavoro sui frumenti dell’azienda Tularù, che sui propri terreni ha seminato circa 1 ha di grano tenero Biancola, recuperato nella zona montana del Cicolano, 1 ha di un miscuglio di grani teneri dell’Italia centrale (Frassineto, Rieti e Verna) e 1 ha di farro dicocco.
Dato che Tularù si trova ad oltre 800 m slm, il suo territorio non è propriamente vocato alla produzione di cereali. Per questo motivo si sta costruendo una filiera locale che vede al centro i produttori della Piana reatina (circa 400 m slm) e le varietà di frumenti di questa zona, “responsabili” delle fortune della granicoltura italiana grazie al lavoro del genetista Nazareno Strampelli nella prima metà del secolo scorso.
In questa filiera gli agricoltori producono varietà locali di frumento secondo un disciplinare ispirato all’Agricoltura Organica e Rigenerativa e ideato insieme a Deafal. Il grano viene macinato in un mulino della zona e trasformato in parte nel forno aziendale di Tularù e in parte da un noto panificio di Rieti. Un ultimo stock di grano viene lavorato da un pastificio del capoluogo reatino.
Questo importante progetto di filiera, insieme a dibattiti, laboratori, concerti e altre attività, verrà presentato nell’ambito della Festa della Mietitura che si terrà dall’8 al 10 luglio proprio a Tularù. Informazioni dettagliate si trovano alla pagina www.tularu.it.
Nell’azienda di Elisabetta Ferroni, nel Parco del Conero presso Ancona, si sta invece sperimentando su 3 ha la coltivazione del farro dicocco seminato in semina diretta su prato stabile di erba medica. La germinazione del farro è stata ottimale, così come le fasi di accestimento, levata e spigatura. Le forti piogge di maggio e giugno hanno allettato alcune aree della coltura, così come è successo un po’ ovunque, per questo sarà importante fare un bilancio della sperimentazione al momento del raccolto. Esperienza come questa sono di fondamentale importanza per acquisire dati e tecniche di coltivazione che prevedano la riduzione e l’eliminazione della meccanizzazione nella produzione dei frumenti.
Un’altra zona del paese particolarmente feconda nella ripresa di vecchie varietà di frumento, nell’innovazione sociale e tecnica, nella creazione di reti sociali fondate sul ritorno alla terra è il Cilento, con il quale Deafal ha ormai stretto un forte legame. Il motore di questo ritorno alla terra è senza dubbio la Cumparete, una struttura territoriale incentrata sui rapporti di condivisione e collaborazione interpersonale. All’interno della Cumparete, la cooperativa sociale Terra di Resilienza (www.terradiresilienza.it) ha ripreso da qualche anno la coltivazione di vecchie varietà di frumento. Quest’anno sono stati messi a coltura 16 piccoli appezzamenti per un totale di 11 ettari seminati con le varietà Abbondanza, Ianculidda, Saragolla, Carosella e farro dicocco. Le semine sono state condotte dopo una tradizionale preparazione del terreno, ma parallelamente è stata inserita l’innovazione. Infatti un piccolo fazzoletto di terra è stato seminato secondo il Disegno Keyline, e in tutti gli appezzamenti sono state fatte irrorazioni primaverili con biofertilizzante. Inoltre, anche quest’anno è stata riseminata la biblioteca del grano, un luogo in cui non si impara dai libri ma da una decina di varietà di grano provenienti da diverse zone del paese.
Passato e innovazione si incontrano in tutti i progetti della cooperativa, come racconta il presidente Antonio Pellegrino: “Abbiamo capito che possiamo fare agricoltura, nel senso più autentico del temine, e possiamo farlo con un potenziale enorme di risorse, se abbiamo la terra a disposizione! Così nel solco di ogni tradizione, si scatena il fermento e si cresce, si lievita come il pane, e si cambia. Il fenomeno dell’innovazione è questo e non è solo tecnico, per gli addetti ai lavori, è sociale, è un fenomeno di tutti. Cosi come sociale è l’agricoltura, il valore più oggettivo del lavoro e dello stare in comunità. Insomma, il percorso a noi ci sembra delineato, e continueremo a seguirlo con gli occhi “spierti”, consapevoli che ogni passo futuro ha già qualcosa da imparare dal passato”.