COME SI DIVENTA AGRONOMI ORGANICI E RIGENERATIVI

Quando ho conosciuto Deafal e l’Agricoltura Organica e Rigenerativa, ero una studentessa al primo anno della Facoltà di Agraria. Mi capitò di assistere ad una consulenza di Matteo Mancini in un’azienda agricola sull’appennino bolognese, in una fredda giornata d’inverno. La nebbia era tanta e arrivare a destinazione non è stato facile – era la prima volta che guidavo in montagna su una strada ghiacciata! – ma nonostante tutto, devo ammettere che fin dal primo momento non ho avuto dubbi: era chiaro che quello era il tipo di agricoltura per cui volevo spendermi. Un’agricoltura che si prende cura del suolo, del territorio e della vita che lo abita, in tutte le sue forme.

Appena c’è stata occasione, mi sono fatta avanti e mi è stata data un’opportunità. L’opportunità di essere accompagnata in un percorso di formazione, per diventare un’agronoma organica rigenerativa. Ho iniziato ad affiancare gli agronomi di Deafal nell’assistenza tecnica alle aziende, ho partecipato ai loro corsi, e mi sono cimentata in un’esperienza di lavoro sul campo.

 

È stato così che, nell’estate 2019, sono arrivata a La Petrosa, nel magico Cilento. In questa terra incantevole, bagnata da un mare cristallino, arricchita da splendide montagne boscate e fertili campagne, tutto scorre lentamente, seguendo il ritmo delle stagioni.

 

La Petrosa è un’azienda agricola multifunzionale, in cui si applicano sistematicamente i principi dell’AOR.

Il proprietario, Edmondo, si è occupato per anni di agricoltura convenzionale, finché, illuminato dalla visione agronomica di Jairo Restrepo Rivera, ha deciso di cambiare strada. Oggi a La Petrosa si allevano capre, vacche e galline, si coltivano cereali, foraggio e ortaggi e si gestiscono due oliveti. Il tutto, seguendo un modello di economia circolare, puntando al riutilizzo dei sottoprodotti e all’autosufficienza aziendale.

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La Petrosa è anche un agriturismo, con B&B, campeggio, ristorante, laboratorio di trasformazione e punto vendita. Nel corso dell’anno, le sue porte si aprono al pubblico per ospitare diversi eventi, come la festa del grano o quella dell’olio, dove turisti e locali possono approcciarsi ad un modello agricolo alternativo. L’azienda, inoltre, è una fattoria didattica: offre dei laboratori sulla filiera del pane e del formaggio, dedicati a famiglie, scuole e adulti curiosi.

 

Durante il mio soggiorno, mi è stata data la possibilità di sperimentare, progettare, organizzare. E anche di sbagliare; che si sa, sbagliando s’impara. Ho affiancato tutti i collaboratori aziendali nello svolgimento delle loro mansioni, apprendendo molto da ognuno di loro.

 

Con l’aiuto di Giuseppe e Bruno, mi sono dedicata alla cura degli orti. Abbiamo valutato l’impiego, la gestione e l’efficacia di diversi sistemi di pacciamatura, programmato gli interventi irrigui e contenuto le erbe spontanee. Abbiamo analizzato e affrontato le problematiche fitosanitarie ed esaminato i pro e i contro delle consociazioni presenti. Infine, abbiamo impostato l’orto invernale, testando l’efficacia di uno stimolante radicale autoprodotto a costo (quasi) zero, ed ottimizzato le rotazioni e l’uso delle consociazioni.

 

Grazie a Massimo ho imparato a mungere le capre, sia manualmente che meccanicamente. Mi sono occupata della pulizia della stalla e della cura degli animali. Ho visto bambini e genitori scoprire per quale strano motivo le vacche fanno il latte; li ho accompagnati a mungere, a trasformare il latte in formaggio, e poi mangiarlo insieme. Ma ho anche avuto a che fare con ASL e veterinari, assistendo a diversi controlli sanitari e ginecologici, arrivando addirittura a compilare la modulistica di fine vita per qualche vecchia bestia.

 

In campo, ho toccato con mano come si gestisce un medicaio. Ho assistito alla fienagione; dalla scelta del momento del taglio, alla falciatura, l’andanatura, fino alla raccolta con la rotoimballatrice.

 

Luca mi ha introdotto alla conoscenza dei trattori e delle macchine agricole, insegnandomi a guidare, per poi arrivare a trinciare un sovescio di sorgo e vigna. Non vi nascondo il mio appagamento nell’osservare gli sguardi sorpresi dei vicini, stupiti di vedere una giovane donna alla guida del trattore, al posto dei soliti uomini. Per non parlare della vista del campo una volta finito il lavoro!

 

I primi di agosto è stato consegnato il nuovo pulitore per sementi, che abbiamo testato su ceci, farro e grano. Ho seguito la trasformazione dei cereali in farina presso un molino a pietra, e i processi di panificazione e pastificazione. Ho studiato alcune possibilità di avvicendamento colturale per i seminativi, inserendo le leguminose e il grano saraceno come alternativa alle graminacee. Mi sono occupata anche della coltivazione di mais, su cui ho fatto dei sopralluoghi, monitorandone la maturazione e imparando a irrigare con il rotolone.

 

Ho osservato la crescita delle olive e lo stato fitosanitario delle piante. Ho visto le vacche pascolare nell’uliveto, diserbandolo e concimandolo con soddisfazione.

 

Ho preparato il mio primo biofertilizzante e ne ho seguito la maturazione, notando le trasformazioni legate alle variazioni ambientali. Ho sperimentato la gioia del preparare un accumulatore di microrganismi con lettiera di bosco, imparando quale sia il bosco giusto da cui rifornirsi e dove andare a prendere la lettiera per velocizzare la raccolta. Ho passato delle nottate sulla torre di un castello ad analizzare la qualità dei suoli tramite la preparazione di cromatografie, per poi confrontarle con le analisi chimico-fisiche degli anni precedenti.

 

In tutto questo, sono stata costantemente guidata da Edmondo, che con  pazienza e dedizione mi ha trasmesso le sue conoscenze. Analogamente, le sue sorelle, Luigia e Simona, che con lui conducono questa meravigliosa realtà, mi hanno sempre accompagnata e sostenuta, insieme al resto della loro grande famiglia.

 

Ancora una volta, grazie di tutto. Continuate così!