Produzioni officinali: opportunità, ricerca e innovazione. Un focus specifico sulla coltivazione dell’ ortica in areali emiliano – romagnoli.
Pianta marziana, solare, primaverile, calda. La conosciamo tutte e tutti per la sua natura pungente e urticante, tuttavia, se quello che ci dice l’istinto, a primo impatto, è di starci lontane, questa pianta ha molto da offrirci.
Parliamo dell’ortica, Urtica dioica, pianta rustica impetuosa e stimolante che proprio per queste caratteristiche è una valida alleata a supporto del marasma emotivo ed energetico primaverile. La sua energia riequilibrante e ricostituente viene dai minerali, vitamine e amminoacidi di cui è ricca, che la rendono un alimento nutraceutico da aggiungere alla nostra dieta. Fresca in torte salate, frittate o spadellata con altre verdure, in polvere come farina per prodotti da forno (si consiglia di non superare i 10% però, il gusto non è esattamente il suo forte) o anche in una semplice infusione, approfittiamone ora che è stagione! Possiamo anche macerarla in aceto per lavaggi di capelli ricostituenti e sebo-regolatori, in olio per massaggi stimolanti, fino in acqua per nutrire il nostro orto o le nostre piante e proteggerle da afidi e altri parassiti.
Un utilizzo, quello dell’ortica, a 360° che un tempo andava fino alle applicazioni anti-reumatismi in cui piccoli mazzetti di pianta fresca venivano utilizzati come frusta per richiamare sangue nelle parti interessate.
Ma dove, come, quando trovarla, coltivarla e raccoglierla?
L’ortica adora i terreni umidi e ricchi d’azoto, cresce nelle zone impervie, sottobosco, lungo i fiumi, su terreni abbandonati, fino a 1800 m d’altezza ma la troviamo anche in città, di solito nelle zone inquinate, ferrovie e cigli della strada, soprattutto se costeggiati da fossi o canaletti. L’inquinamento cittadino spesso scoraggia la raccolta ma sfateremo un mito, gli inquinanti del terreno vengono trasformati dalle piante in nutrienti, per loro così come per noi, per cui non ci dobbiamo preoccupare del tipo di terreno in cui cresce, più importante da considerare è invece l’aria con cui viene a contatto che, se ricca di inquinanti, lascerà le sue componenti nocive sulle foglie di nostro interesse. Attenzione quindi alla raccolta, da fare in aree verdi, lontane da strade e altre fonti di inquinamento aereo come anche gli stessi campi coltivati, in cui possono essere impiegati diserbanti o insetticidi e finire sulla nostra ortica poco prima del nostro passaggio. In ogni caso, piccolo remind banale ma fondamentale visto che si parla di raccolta di ortica, ricordate guanti e buste in cui tenerla lontana dalla pelle.
Nonostante la sua natura selvaggia, l’ortica in diversi casi è volutamente coltivata e anche in questo ambito è una risorsa per diversi aspetti. È infatti in grado di regolare i livelli di azoto e di ferro nel terreno, caratteristica che la rende ottima da coltivare per raccoglierla ma da impiegare come sovescio per rinvigorire e riequilibrare un terreno. Il suo periodo di semina è tra febbraio e marzo e nuovamente a settembre. Essendo i semi molto piccoli spesso vengono acquistati e seminati in serra per poi poter controllare meglio le distanze (60-80 cm) nel momento della messa a dimora in campo. Da provare anche in consociazione con alberi da frutto, pomodori e peperoni che è ben in grado di proteggere grazie alle sue proprietà antiparassitarie e antifungine. Se però non vogliamo tenerla in coltura per paura che infesti ogni angolo del nostro giardino, possiamo ottenere effetti di questo tipo usandola come pacciamatura o lasciandola macerare in acqua per poi spruzzarla sulle nostre piante.
Estratto di Carlotta Leghissa, dedicato alle piante officinali di DEAFAL, ispirato all’incontro online tenutosi il 27 aprile, organizzato da Erica Beuzer con ospiti Luigi Pavan de Le Querce, Barbara Pisa e Lorenzo Cambiaghi ovvero gli Strulgador e la Prof.ssa Ilaria Marotti dell’Università di Bologna che ringrazio per gli interessantissimi contenuti condivisi.
In arrivo presto altri contenuti dedicati alle piante officinali, le loro proprietà e come inserirle nelle nostre colture.
Per vedere il Webinar completo:
Questo incontro è realizzato nel contesto del progetto “The Mediterranean Caravan: Learning and Sharing Agroecology” ( Medcaravan), grazie al contributo di Erasmus+, in collaborazione con l’Università di Bologna, l’Azienda Agricola Le Querce di Luigi Pavan e gli Strulgador.