Periodo stimolante con vari momenti di confronto e riflessione, di cui ci siamo fatti partecipi, sulla realtà di lavoro e mercato degli allevamenti e dei pastori.
Momenti di confronto all’interno delle tante attività proposte nel training di MedCaravan (di cui leggerete in articolo dedicato!) tra portatori di interesse diretto e non, provenienti da diverse regioni del mediterraneo, in cui si è riflettuto efficacemente sul ruolo del pastore e delle greggi, che conduce e cura, nel mantenimento del paesaggio e presidio del territorio, il ruolo nelle e verso le comunità rurali e non, sui ruoli ecosistemici e ecologici, sull’impatto del pascolo permanente, delle potenzialità dell’utilizzo degli animali nelle rotazioni agricole; partendo dalla constatazione di quanto poco ancora sia riconosciuto, se non addirittura travisato, questo ruolo e di quanti ostacoli la pastorizia ha al giorno d’oggi nei nostri areali (come l’accesso alla terra e la connessione con l’agricoltura, e la difficoltà quindi di gestirne il carico quando la si trova). Mancano cultura e conoscenza del settore da un lato e formazione e corretta gestione dall’altra, mancano momenti di incontro e giusti riconoscimenti e accesso alla formazione e all’aggiornamento.
Momenti di confronto anche all’interno di un proficuo Forum di allevatori e tecnici “RISPETTANDO ALLEVARE – “Ecologia ed Etologia degli allevamenti zootecnici biologici e rigenerazione organica dei territori agricoli” organizzato da Rete Humus nell’ambito del progetto “E-Organic”, dove ognuno ha portato la propria esperienza e/o opinione su 3 importanti argomenti: A) Il rapporto equilibrato fra gli allevamenti e le superfici agricole: il pascolo fattore di sostenibilità ambientale, alimentare, funzionale e di rispetto delle esigenze etologiche di specie. – B) Come superare il conflitto fra nutrizione animale ed umana. I foraggi alla base dell’autosufficienza alimentare degli allevamenti. – C) Rispetto etologico di un mammifero: periparto, allattamento alla mammella e crescita del redo.
Tanti spunti, da cui appare comunque chiaro che l’allevamento com’è decennalmente inteso e gestito non può certo continuare e che in questo il Pascolo, sia permanente che temporaneo, torna ad essere il fulcro su cui rivedere la propria produzione di alimenti, rotazione delle colture, la gestione e il benessere degli animali; che l’agricoltore ha sempre più bisogno di (ri)collegarsi con l’allevatore e viceversa in un mutuo scambio di terra e pascolo degli animali, e che ovviamente (come sosteniamo sempre e per molte cose!) “dipende” cioè non c’è una ricetta pronta ma spazio alla propria capacità di osservazione, conoscenza e creatività perché Il settore è chiaramente in cambiamento. Dinamiche molto diverse quelle della montagna, dove il pascolo permanente è il valore aggiunto e gli animali possono mantenere la ricchezza dei prati e frenare l’avanzata del bosco, da quelle di pianura ricca di seminativi e in cui serve ora fare i conti con la necessità di selvatico e alberi e nuovi tipi di pascoli. In entrambi i casi c’è l’esigenza di perdere la dipendenza nell’approvvigionamento di alimenti da un mercato sempre più insicuro e caro. E in entrambi i casi non può esserci Agroecologia senza l’animale né animale senza il pascolo. Non c’è benessere del suolo e delle piante senza animale e non c’è benessere dell’animale senza suolo e piante sani sui cui muoversi e da cui alimentarsi, e senza conoscenza della sua etologia. Creiamo quindi nuovi modelli o recuperiamo e adattiamo alla nostra realtà aziendale modelli già esistenti.
Articolo a cura di
Elisa Decarli, tecnica e formatrice AOR