Gli Elateridi

Nelle aziende con cui collaboriamo, tra le nostre mansioni spesso c’è anche quella di tenere monitorati la presenza e l’andamento delle popolazioni degli insetti più “pericolosi” per la buona riuscita di una coltura. Conoscere queste dinamiche è importante per comprendere come poter convivere con tali presenze, potenziare le biodiversità entomologiche e non solo e gli equilibri tra predatori/parassitoidi e fitofagi. Perciò il nostro compito è quello di trovare la migliore soluzione per poter dare ad ogni bestiola la sua nicchia di esistenza senza che però questa crei danni economicamente rilevanti per il produttore. Tra le altre situazioni di una in particolare vorremmo rendervi partecipi. Un nostro cliente, i cui campi sono inseriti in un contesto intensamente coltivato a seminativo con rotazioni molto corte (solitamente frumento, soia, mais con molte monosuccessioni), quest’anno ha dovuto riseminare 2 volte la soia in maggio, per un forte attacco di “Ferretti” cioè Elateridi (Agriotes per la precisione). E’ poco frequente che ciò succeda, in quanto la soia pare poco suscettibile a questo insetto, e stiamo perciò “studiando” la situazione per capire cosa sia realmente accaduto, in modo da poter affrontare al meglio il problema con la futura semina. Abbiamo quindi monitorato la presenza estiva ed autunnale delle larve (che procurano le rosure). E’ inoltre molto probabile che una concausa dell’accaduto sia stata l’eccezionale siccità del 2022. I danni variano in base al microclima: in condizioni di freddo (inverno) o secco prolungato (es. estati siccitose senza irrigazione) gli insetti escono dalla rizosfera e vanno in profondità (movimento verticale); in modo aggregato nel campo si spostano per raggiungere il cibo (orizzontale).

 

Le specie di Agriotes di importanza agraria in europa sono:

• Agriotes brevis Candeze
• Agriotes lineatus L.
• Agriotes litigiosus Rossi
• Agriotes obscurus L.
• Agriotes proximus Schwarz
• Agriotes rufipalpis Brullé
• Agriotes sordidus Illiger
• Agriotes sputator L.
• Agriotes ustulatus Schäller

importanti dal punto di vista agrario nel nord-est:
solo Veneto, Friuli: Agriotes ustulatus Schäller (non svernante come adulto) anche nel resto d’ Italia: Agriotes brevis Candeze (svernante come adulto) Agriotes sordidus Illiger (svernante come adulto)
Agriotes litigiosus Rossi (non svernante come adulto)

(Furlan, 2021)

Le larve sono invece abbastanza simili,

                                     

ma si distinguono all’osservazione per la terminazione, il clipeo e mandibole (per chi interessato si veda questa pubblicazione: https://www.mdpi.com/2075-4450/12/6/534).

 

                                             

 

 

Le azioni di base per conoscere con chi si sta giocando sono:
• Monitoraggio degli adulti con trappole Yatlorf
• Valutazione delle popolazioni di elateridi a livello di appezzamento
• Individuazione di una soglia di rischio

• Mettere a punto un sistema di previsione del possibiledanno da elateridi a livello aziendale
L’azienda in cui noi abbiamo iniziato a monitorare la
popolazione ha subito un importante attacco in
primavera (complice o, come già detto, fattore primario
la siccità).

Per capire questa era la situazione del terreno in giugno!

In estate abbiamo fatto qualche rilievo con coltura in atto e in ottobre abbiamo quindi deciso di posizionare delle trappole alimentari, proprio per monitorare a livello di appezzamento la presenza.  Abbiamo utilizzato trappole attrattive, consistenti in comuni vasetti di plastica per fiori, riempiti con vermiculite grossa, 30 ml di semi di mais e 30 ml di semi di frumento (non trattati), colmati con altra vermiculite. Perché la trappola funzioni è indispensabile che il seme germini perché le larve degli elateridi sono attirate dalla CO2 prodotta dalle radici emesse dai semi. Quindi in campo i vasetti devono essere abbondantemente bagnati e colmati con terra del campo (circa 2 cm). Nel punto selezionato si scava una piccola
buca, eliminando eventuali erbe in un raggio di almeno 10-15 cm e si interrano i vasi a 5 cm dalla superficie del terreno, proteggendone la sommità con un sottovaso rovesciato. Si ricopre la trappola con della terra colmando completamente la buca, e si posiziona un paletto con nastro, per individuare la trappola al prelievo.
Dopo 10-15 giorni (t media del suolo a – 10 cm sopra gli 8° C) i vasetti devono essere raccolti e messi in sacchetti resistenti ma traspiranti e aperti e portati al riconoscimento. Il numero e la specie di larve/trappola forniscono una stima attendibile della consistenza della popolazione del campo.

                                                                       

 

Quindi è doveroso il ringraziamento a  Francesca Chiarini di Veneto Agricoltura e ai suoi collaboratori, per averci “formato” su come eseguire questo monitoraggio e per averci aiutato nel riconoscimento! Livelli di rischio di danno economico alla coltura si hanno quando i valori medi di cattura per trappola superano la soglia di
1,5 – 2 larve per trappola. Solo nel caso di Agriotes ustulatus la soglia di danno effettiva al seme è superiore alle 5 larve per trappola.

Fonte: Veneto Agricoltura

I “nostri” risultati (fortunatamente) sono i seguenti:

La specie rinvenuto è in tutti i casi A. sordidus. Sapere che le popolazioni sono contenute ci rincuora, perché significa che le azioni svolte alla risemina della soia sono andate a buon fine e che per la prossima stagione di semina avremo una pressione bassa.
Alla risemina infatti è stato eseguito un trattamento al terreno con un mix di microrganismi utili principalmente per favorire lo sviluppo del seme velocemente e anche come antagonisti attivi delle larve (tra cui Metarhizium anisopliae e Beauveria bassiana che germinano e crescono causando il degrado dell’insetto). E’ stata fatta quindi una sarchiatura superficiale che ha esposto al sole molte delle larve presenti e poi eseguita la semina a ridosso di una delle poche abbondanti piogge di maggio. Mantenendo comunque la rotazione (su 5 anni) che abbiamo sistemato per tale azienda in questi anni di consulenza, (che prevede l’inserimento di erbai da sovescio sia invernali che estivi, leguminose autunno-vernine, e il loro focus ossia cereali autunno-vernini e soia, a volte girasole), questa primavera andremo a preferire i campi con bassissima o nulla presenza per le suscettibili e il campo C per una coltura non suscettibile. A fine inverno faremo un monitoraggio preventivo del suolo e ad aprile inizieremo quello con le trappole a feromone sessuale, che continuerà fino alla fine dell’estate.

                                       

(Fonte: Servizio fitosanitario Emilia Romagna)

E’ importante poi tenere in considerazione i monitoraggi più territoriali fatti dai servizi fitosanitari della propria regione. Conoscere inoltre la specie presente, proprio per i diversi momenti di ovideposizione e sviluppo delle larve, mi permette di valutare se le sarchiature/rincalzature o le lavorazioni che andrò ad eseguire o l’interruzione delle irrigazioni per qualche giorno o settimana, siano utili ad interrompere il ciclo dell’insetto.
Purtroppo i fattori in gioco che influenzano la correlazione tra numero di adulti e danno sono tanti e con un’enorme numero di combinazioni: coltura – tipo terreno – piovosità – irrigazione – condizioni specifiche periodo di ovideposizione – lavorazioni nelle prime fasi di sviluppo – altri. E i fattori di rischio in generale sono copertura vegetale continua non gestita opportunamente, presenza di prati, i doppi raccolti, terreni torbosi, attacchi precedenti, elevate catture, mono successioni.
SI evince che, essendo per noi una questione molto importante mantenere un “paesaggio” con alta incidenza di zone non coltivate con prati, zone boscate e anche il mantenimento della copertura vegetale per il futuro di questi appezzamenti, dovremo piuttosto lavorare molto bene sul monitoraggio e ancor più sulle rotazioni, inserendo
sempre più specie erbacee non appetibili agli elateridi e/o che possono limitarne la presenza (come Girasole, Pisello, Lupino, Brassicacee, Crotalaria, ecc.) e sul mantenimento di una consorzio microbiologico ampio ricco di funghi anche antagonisti, e su scelte agronomiche mirate.

Ci si riserva comunque, come fatto la scorsa primavera, la flessibilità nelle successioni colturali e nell’esecuzione di tempestive lavorazioni quando necessario (se il monitoraggio delle popolazioni desse segni preoccupanti). Un’altra possibile soluzione potrebbe essere anche quella di regolare la semina in funzione del “volo” degli adulti
(monitorati con le trappole a feromoni), da decidere di anno in anno in funzione di piovosità e possibilità di lavorazione/semina (si sconsiglia, anche per questo motivo, di eseguire semine con terreni troppo umidi e freddi che rallentano lo sviluppo delle plantule).
L’uso di cover crop è un fattore di rischio se con l’uso di specie compatibili a quella suscettibile coltivata in successione, invece molto indicata, in caso di alte popolazioni di elateridi, se si usano specie “biofumiganti” (tenendo sempre conto che la bio-fumigazione non è selettiva, quindi poi è necessario lavorare sull’arricchimento biologico del suolo! Stessa cosa vale per le Farine biofumiganti.). Per quanto riguarda medicai,
cover crop/erbai da sovescio una interessantissima soluzione (decisamente compatibile con il nostro modo di lavorare attento alle coperture!) è quella di eseguire il sovescio e la rottura del prato solo pochi giorni (massimo 3 settimane) prima della semina, in modo che siano ancora molto più attrattive le radici del cotico che quelle dei semi in germinazione. (per chi volesse approfondire https://www.aiab.fvg.it/2021/03/09/elateridi-
descrizione-delle-specie-biologia-e-strategie-di-controllo-in-orticoltura-biologica/ e https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1161030119300875?via%3Dihub)
Questo verrebbe confermato anche nel nostro caso poiché il campo maggiormente colpito è proprio quello in cui il terreno è rimasto scoperto, per vari motivi logistici, tutto l’inverno.

La questione è complessa ed intrigante! State con noi per sapere come affronteremo le prossime stagioni!

 

Articolo a cura di

Elisa DeCarli, formatrice e tecnica AOR