Cerchi concentrici, come quando da bambini giocavamo a lanciare pietre sulla superficie dell’acqua, facendole rimbalzare.
Cerchi concentrici perché tutto si apre e si chiude in Azienda, partendo da materiali e risorse locali e finendo con
materiali e risorse locali trasformati in nuove risorse;
cerchi concentrici perché lo scambio di esperienze propaga saperi e suscita nuove domande.
‘Vado a casa con tante domande irrisolte’, è il commento di uno dei corsisti. Il commento più lusinghiero che potessimo ricevere: aver suscitato la voglia di sperimentare sul campo, cercare e condividere informazioni sempre più legate alla pratica, al mettere le mani nella Terra…e stavolta nel cibo che dalla Terra è derivato.
I nostri occhi; una vanga (beh, di buona qualità); cartine al tornasole e acqua ossigenata: la diagnosi del terreno è poco costosa, costa tempo e impegno, costa osservazioni successive e il centrarsi a collegare i risultati. Anche la riproduzione di microrganismi partendo da ciò che abbiamo in Azienda: lettiera del bosco, crusca di cereali, pochissime materie prime acquistate all’esterno (riso, zucchero) nasce e continua proprio partendo dal nostro terreno e al nostro terreno sussurra di rimettersi in moto.
Dai biopreparati agli alimenti non c’è uno stacco netto: è un continuo, in tutti I sensi. Lattobacillo tra i preparati, fermentazione lattica in cucina.
Abbiamo inventato ricette, assaggiato preparazioni anziane di tre anni. Ci siamo scambiati verdure e microrganismi e li abbiamo invitati a mettersi in viaggio con noi: e ora la parte più importante è il lavoro a casa nostra, seguendo I vasetti che abbiamo portato, sperimentando con le nostre verdure, la nostra frutta, le nostre erbe aromatiche. Perché ogni vasetto è a sé, e non solo per la varietà di cavolo o le temperature: perché è il ‘nostro’ cavolo, del ‘nostro’ terreno, con quel condominio festante di microrganismi e non un altro.
Articolo a cura di
Annalisa Malerba, AOR Toscana